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Credits Magazine

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Dici cinema e pensi tappeto rosso, attori, registi, location, sceneggiature, i festival, Cannes e Venezia, gli Oscar, il multisala, gli schiamazzi prima dell’inizio, la fuga veloce quando le luci si riaccendono, le poltrone (s)comode, i popcorn formato gigante, il bicchiere rosso Coca Cola, ma anche divano, serata romantica - o divertente - , lo streaming e la pirateria, Jonnhy Depp in decadenza, i capelli corti di Natalie Portman, Sorrentino e Toni Servillo. Pensi a Wes Anderson e al suo immaginario, a Gomorra e a Scampia (con parodie dei The Jackal incluse nel pacchetto), a Leonardo di Caprio e agli oscar che non ha vinto, a Titanic (croce e delizia di Leo), a Scamarcio e 3msc (croce e delizia di Ricky). Dici cinema, e senza rendertene conto, pensi al mondo che i media hanno scelto di fatti vedere, alle persone che sono apparse sullo schermo, o quelle che hanno guadagnato il calore dei riflettori.

A Credits invece, di calore, interessa quello umano, fatto di formiche che lavorano incessantemente e non si vedono, di persone che si muovono nell’ombra, lontane dai riflettori, dai tappeti. dal grande schermo dei multisala o dalle tv. Ad eccezione del tanto impagabile quanto ignorato attimo, in cui tutto finisce (tu solitamente ti alzi), le luci del cinema si riaccendono, lo schermo diventa nero e una serie incredibilmente lunga di nomi comincia a scorrere dal basso verso l’alto.È l’universo parallelo dei titoli di coda, la parte sommersa dell’iceberg, i goshtwriter del cinema. Un microcosmo di storie che raccontano il cinema, ancor più del cinema stesso. Che poi, sono quelli quelli che contribuiscono a rendere un film, così come lo vediamo noi. E quelli che Credits intende raccontare.

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